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Meloni brava e tosta. La battaglia del consenso è appena iniziata

di Roberto Arditti

Giorgia Meloni esce vincitrice dalla settimana di confronto parlamentare per almeno tre motivi.

In primo luogo perché è stata oggettivamente brava nel discorso programmatico e nelle repliche, mescolando uno stile già di governo ad una mai assente caratura politica.
Poi perché si sono palesemente ridimensionate le tensioni nella coalizione, con l’intervento (un po’ troppo nostalgico ed egoriferito per la verità) di Berlusconi al Senato a sancire una tregua tangibile (anche perché ci sono i sottosegretari da scegliere).
Infine perché le opposizioni sono divise e tendenzialmente portate a guardarsi in cagnesco, come ben evidente nello scambio di battute tra Matteo Renzi (suo l’intervento più brillante in aula) e vari senatori del PD.
 
Dunque la navigazione del governo può iniziare con una prima certezza: il Palazzo è ancora incerto sul giudizio complessivo verso il governo ma senza ombra di dubbio ha compreso che la premier è tosta e ci sa fare, insomma ha buone probabilità di dimostrarsi capace di giocare in serie A.
Siccome però l’Italia è lunga ed anche complicata, il Palazzo ne spiga solo alcune dinamiche.
Per capire come stanno le cose fuori occorre guardare altrove.
 
Ci viene in soccorso un freschissimo dato SWG, che fa proprio al caso nostro.

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Giorgia Meloni non sbaglia una mossa da tre mesi a questa parte.
Ma la battaglia sulla fiducia degli italiani è dura anche per lei.